I gelsomini...e il Pronto Soccorso
Ieri sera, fuori, si stava bene.
Mentre camminavo per le vie di un policlinico Careggi ormai vuoto, con il forte odore dei gelsomini nell'aria, mi sentivo felice. Non che Careggi di per sè sia un posto romantico, nè che possa rappresentare il luogo dove uno vorrebbe essere in une tiepida sera d'aprile, però ero davvero felice.
Sarà stato perchè mi sentivo bene dentro quello spezzato verde scuro così tipicamente da medico, sarà perchè era una serata speciale.
Già. Una serata speciale. Perchè per voi non sarà niente, ma per me...
Io, Lucia, futuro medico, studentessa del terzo anno, ieri 17 aprile, alle 22.40, sono entrata in una sala operatoria ed ho assistito ad un'operazione.
Di quelle vere!
Col chirurgo che dice "Bisturi", "Forbici", "Passami la 3", con un taglio vero, con gli infermieri intorno.
E con una ME che appollaiata su un panchetto stava con la testa nelle posizioni più strane per vedere al di sopra della spalla di Giulia, la specializzanda, per capire che si stava facendo. E Federico (lo specializzando al 5 anno che ci segue e che ieri sera ci ha regalato questa esperienza) che diceva: "Vedi? Questa è laFascia Trasversa, questa è l'ernia, questo è il contenuto, l'omento".
E poco importa se non avevo messo bene la mascherina e mi si appannavano gli occhiali ed hanno provato in tre ad aggiustarmela senza risultato. E poco importa se ad un certo punto andavano così veloci che non stavo capendo più niente.
Quando ho realizzato dov'ero ("Cazzo. Io sono Sul Serio in una sala operatoria") mi sono sentita talmente su di giri che mi è passata stanchezza, allergia, tutto.
Circa mezzanotte e un quarto. L'operazione è finita da poco. Per Giulia e Federico, normale amministrazione. Per me ed Alice pura e semplice eccitazione. Ora l'aria è diventata più fresca, quasi pungente e a noi due brillano gli occhi, ogni tre secondi ci guardiamo ridacchiando.
Stiamo tornando a Cliniche Chirurgiche, dove hanno le stanze, la loro notte è ancora lunga, mentre per noi è quasi ora di andare via. Federico se ne esce dicendo"Pensate ragazze: essere su una spiaggia in questo momento. Il rumore del mare, qualche grado in più, una birra e il totale silenzio. Come la vedete? E invece siamo qua. Avanti e indietro dal Pronto Soccorso".
"Ma scherzi? Si ok, la spiaggia. Ma una spiaggia di notte è un'esperienza da ripetere mille e una volte! Invece il mio primo ingresso in sala operatoria non me lo scorderò mai. Ok, Careggi non è un luogo romantico. Però stasera non vorrei essere da nessun'altra parte al mondo.
Proprio nessuna."
Tranquilli. Ovviamente non gliel'ho detto. Certe emozioni uno se le deve tenere per sè. O tutt'al più condividerle con voi.
Alla prossima, Luci.
Mentre camminavo per le vie di un policlinico Careggi ormai vuoto, con il forte odore dei gelsomini nell'aria, mi sentivo felice. Non che Careggi di per sè sia un posto romantico, nè che possa rappresentare il luogo dove uno vorrebbe essere in une tiepida sera d'aprile, però ero davvero felice.
Sarà stato perchè mi sentivo bene dentro quello spezzato verde scuro così tipicamente da medico, sarà perchè era una serata speciale.
Già. Una serata speciale. Perchè per voi non sarà niente, ma per me...
Io, Lucia, futuro medico, studentessa del terzo anno, ieri 17 aprile, alle 22.40, sono entrata in una sala operatoria ed ho assistito ad un'operazione.
Di quelle vere!
Col chirurgo che dice "Bisturi", "Forbici", "Passami la 3", con un taglio vero, con gli infermieri intorno.
E con una ME che appollaiata su un panchetto stava con la testa nelle posizioni più strane per vedere al di sopra della spalla di Giulia, la specializzanda, per capire che si stava facendo. E Federico (lo specializzando al 5 anno che ci segue e che ieri sera ci ha regalato questa esperienza) che diceva: "Vedi? Questa è laFascia Trasversa, questa è l'ernia, questo è il contenuto, l'omento".
E poco importa se non avevo messo bene la mascherina e mi si appannavano gli occhiali ed hanno provato in tre ad aggiustarmela senza risultato. E poco importa se ad un certo punto andavano così veloci che non stavo capendo più niente.
Quando ho realizzato dov'ero ("Cazzo. Io sono Sul Serio in una sala operatoria") mi sono sentita talmente su di giri che mi è passata stanchezza, allergia, tutto.
Circa mezzanotte e un quarto. L'operazione è finita da poco. Per Giulia e Federico, normale amministrazione. Per me ed Alice pura e semplice eccitazione. Ora l'aria è diventata più fresca, quasi pungente e a noi due brillano gli occhi, ogni tre secondi ci guardiamo ridacchiando.
Stiamo tornando a Cliniche Chirurgiche, dove hanno le stanze, la loro notte è ancora lunga, mentre per noi è quasi ora di andare via. Federico se ne esce dicendo"Pensate ragazze: essere su una spiaggia in questo momento. Il rumore del mare, qualche grado in più, una birra e il totale silenzio. Come la vedete? E invece siamo qua. Avanti e indietro dal Pronto Soccorso".
"Ma scherzi? Si ok, la spiaggia. Ma una spiaggia di notte è un'esperienza da ripetere mille e una volte! Invece il mio primo ingresso in sala operatoria non me lo scorderò mai. Ok, Careggi non è un luogo romantico. Però stasera non vorrei essere da nessun'altra parte al mondo.
Proprio nessuna."
Tranquilli. Ovviamente non gliel'ho detto. Certe emozioni uno se le deve tenere per sè. O tutt'al più condividerle con voi.
Alla prossima, Luci.
Etichette: emozioni, università
Che bello leggere post come questi.
Posted by Laura | aprile 18, 2007 9:39 AM
Capisco cosa intendi...sono piccoli sogni che si realizzano piano piano, e con tanta fatica...ho provato la stessa cosa quando ho messo piedi per la prima volta in uno scavo...non c'è emozione più grande che vedere i tuoi sogni che si realizzano...non sai quanto sia felice per te sorellina!!!
ti voglio bene
vange
Posted by marty | aprile 19, 2007 8:20 PM
Ciao Lucilla,tiscrivoda Budapest e mi dispice tanto di non esserci in questi giorni per condividere questa esprienza cn te.Credo peró che siano momenti come questi a farti sentire quanto nessuno puó stapparti al tuo destino.E il mio augurio piű grande É che la passione, l9amore per quelo vhe fai possano essere sempre parte di te.Con affeto, Fendi (ahahaha)
Posted by fernanda85 | aprile 22, 2007 10:30 PM
Ciao! Io ho clinica medica l'anno prossimo! Momentaneamente l'anatoma patologica mi sta rovinando la vita. Ti invidio un sacco! Quando finalmente si provano le prime esperienze da medico è sempre una cosa bellissima, io mi ricordo ancora la mia prima paziente alla quale ho fatto l'anamnesi anche se un caso del genere non lo dimenticherebbe nessuno, una simpatica vecchina di 85 anni: embolia polmonare mentre andava a messa in bicicletta, pensando a un malore intestinala dovuto alla colazione (minestra e pancetta) è entrata in un bar a prendere un fernet caldo con limone... Buona giornata!!!
Posted by Anonimo | aprile 26, 2007 1:43 PM
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